Ciao, lo so, fa caldo. Pure i miei pensieri si sono sciolti (al sole) e quindi questa newsletter sarà un po’ diversa dal solito, fatta di pensieri sciolti (in libertà).
Sarà anche l’ultima prima della pausa estiva. Quelli bravi e organizzati ti dicono già la data in cui torneranno nella tua inbox, ma in questa fase sono uscita dal gruppo e quindi mio figlio ha ho deciso che tornerò ad effetto sorpresa.
Intanto, iniziamo con i pensieri sparsi di oggi.
Pensiero sciolto 1: l’AI e la fatica
Lo so, di AI ne hanno parlato tutti ovunque, qui voglio aggiungere il mio parere personale dopo tanti mesi di letture (questa forse è una delle riflessioni più brillanti che io abbia letto fino ad ora). Da quando ho provato Chat GPT e Dall-e, e dopo aver visto le potenzialità di questi strumenti, mi rimbalza in testa una domanda: siamo sicuri che semplificare tutto sia sempre la soluzione migliore? A volte fare un po’ più di fatica non potrebbe aiutarci nella nostra crescita, e nei passaggi successivi del nostro lavoro?
Esempio pratico: questo tool trascrive i dialoghi delle riunioni, li riassume in automatico e li condivide con il team. Sarò vecchia, ma io ho sempre trovato utile prendere “a mano” le note durante i meeting: mi aiuta a tenere alta l’attenzione durante, e ad avere più chiaro il “chi deve fare cosa” quando la riunione finisce. Un tool che lo faccia in automatico mi può aiutare nel caso mi sia persa qualche passaggio, ma non gli farei sostituire il prezioso lavoro di “amanuense” che tanto mi è servito negli anni per fissare i concetti.
Stesso discorso per questo tool che ci aiuta a creare le slide di una presentazione: il momento in cui devo impostare una presentazione è una fase fondamentale per mettere in fila i pensieri, spesso sparpagliati nella frenesia delle giornate lavorative. Quindi prima devo fare chiarezza su cosa voglio dire, poi devo buttare giù lo scheletro della mia presentazione, e solo allora l’AI mi sarà utile per arricchire le slide e fare meno fatica nel comporre il tutto.
I due esempi sopra mi ricordano la differenza tra quando a lezione prendevo appunti io e quando me li facevo passare da un compagno. Nel primo caso fissavo meglio i concetti e già durante la lezione ero in grado di vedere le connessioni tra di essi. Nel secondo caso passavo comunque l’esame, ma sicuramente c’avevo capito meno, e a lungo termine mi ricordavo un decimo.
Insomma, lunga vita all’AI; io stessa sto aspettando settembre per iscrivermi ad un corso che mi aiuti a capire come usare i prompt nel modo migliore (penso sarà questo). La sfida, almeno per me, sarà farmi aiutare dall’AI senza lasciare che questa sostituisca il mio pensiero critico. La fatica, alla fine, deve comunque rimanere, se vogliamo che ci sia crescita.
Pensiero sciolto 2: l’AI e il monkey job
Alcuni anni fa, quando lavoravo nella moda, il mio lavoro consisteva (anche) nel creare i filtri prodotto per il sito eCommerce che gestivo. Si trattava di passare ore davanti a due monitor: sul sinistro le foto degli abiti, sul destro un file Excel in cui segnare colore, forma del vestito, lunghezza delle maniche, lunghezza della gonna, ecc.
Questo articolo di qualche giorno fa mi ha ricordato quegli anni: sembra che ci siano schiere di persone che si occupano di identificare gli oggetti da dare in pasto all’AI. Ore ed ore passate a capire se un oggetto appare riflesso in uno specchio, o in quale parte della casa si trova il Roomba in base alle immagini catturate dalla sua fotocamera. Inutile dire che più della metà di questi lavoratori si licenziava prima della fine del periodo di lavoro.
La differenza tra questo monkey job e quello che facevo io, però, era che almeno io sapevo il fine ultimo per cui catalogavo centinaia di vestiti ogni stagione: avere dei filtri funzionanti sull’eCommerce che gestivo, per migliorare l’esperienza di shopping degli utenti. I lavoratori dell’articolo, invece, venivano divisi in sotto gruppi dai nomi criptici (Crab Generation, Whale Segment, Woodland Gyro, Pillbox Bratwurst), in cui ad ognuno era assegnato un micro task. Lo scopo era quello di perdere la visione d’insieme, aka non capire che stavi lavorando per aiutare l’AI a riconoscere la nostra realtà.
In pratica…
L’AI va sempre nutrita di dati, e i dati sulla nostra realtà possiamo darglieli solo noi umani;
per togliere il monkey job a valle (vedi sopra: il tool AI che ti fa le slide in automatico) c’è comunque sempre bisogno di qualcuno che faccia il lavoro da scimmia a monte;
per evitare problemi di non concorrenza, le grandi aziende tech fanno fare questi lavori alle persone tenendole separate in silos;
…e quindi se vogliamo che l’eCommerce ci consigli in automatico gli articoli simili (ed altre funzionalità evolute), da qualche parte ci deve essere stato qualcuno che abbia detto alla macchina come è fatto uno stivaletto con il tacco marrone. E questo per tutti gli oggetti viventi e non che esistono sul pianeta.
E basta, la riflessione del giorno sull’AI si ferma qui, il resto lo lasciamo dire a Homer.
Pensiero sciolto 3: eCommerce e Resi
Il problema della sostenibilità economica dei resi per gli eCommerce di moda è cosa nota, non a caso a settembre dell’anno scorso H&M ha annunciato che vuole abbandonare la politica dei resi gratuiti, per vedere che impatto avrà sulle vendite (e sui costi).
In mezzo a chi acquista vestiti online e fa il reso, infatti, c’è chi:
acquista uno o più articoli sperando sia tutto corretto, e poi si accorge che non gli va bene la taglia;
acquista tanti articoli per provarli con calma a casa propria, sapendo che può rendere gratis ciò che non gli piace (ma con la speranza di tenere tutto)
acquista due taglie dello stesso articolo, per vedere quale gli va meglio (quindi renderà sicuramente una delle due)
acquista un abito per metterlo qualche giorno, ancora con il cartellino attaccato, e poi renderlo entro i 14/30 giorni concessi da policy aziendale
Il problema degli eCommerce di moda sono soprattutto le ultime due tipologie, perché contemplano la possibilità di reso già al momento dell’acquisto. L’ultima è una pratica che abbiamo conosciuto soprattutto negli ultimi anni (forse a causa di influencer & co), ma ricordo bene che già ne parlava un personaggio di Tre Metri Sopra Il Cielo, a proposito degli acquisti su Yoox (sì, ho letto Tre Metri Sopra Il Cielo; sì, ero giovane; sì, un po’ me ne vergogno ma ormai è fatta).
Quello che non sapevo è che ora le aziende di moda stanno mettendo in piedi veri e propri uffici per controllare chi rende il vestito dopo averlo indossato, ad esempio verificando che la persona non abbia postato sui social foto con il capo incriminato nelle ultime ore. Immagino che questo abbia senso solo per i brand del lusso, con uno scontrino piuttosto alto, anche se sarei curiosa di sapere se tutto ciò sia sostenibile dal punto di vista economico.
Alcune aziende hanno pure provato a regolarizzare questo fenomeno, offrendo il noleggio direttamente sul loro sito. Mi immagino l’utente medio chiedersi perché deve spendere centinaia di Euro per noleggiare, quando può ordinare e restituire gratis. Ma magari ha funzionato, chissà, sono io che c’ho sfiducia (qualcuno sa se ha funzionato? Scrivetemi).
Pensiero sciolto 4: un report su eCommerce con focus B2B
Hevelop ha condiviso con me questo report sullo stato dell’eCommerce, realizzato in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È interessante perché ha un focus B2B, cosa non comune - su 172 aziende, 120 lavorano solo o anche nel B2B.
Alcune informazioni che ho trovato utili:
In Europa ci sono 480 milioni di consumatori che comprano online;
Gli articoli più acquistati sono moda e calzature, seguiti da elettronica di consumo, libri e audiolibri;
In Italia la percentuale di PMI che ricorre all’eCommerce è aumentata negli ultimi 5 anni, anche se è ancora bassa in valore assoluto (17,5%). Per questi player è difficile ritagliarsi uno spazio in un panorama fatto di grandi aziende e marketplace (qui la classifica di luglio dei primi 100 eCommerce italiani, prodotta da Casaleggio Associati; a occhio meno di una decina sono gestiti da aziende medio-piccole)
Per incrementare le vendite online, il marketing digitale è solo una delle leve utilizzate. Contano molto anche l’ottimizzazione del sito, il CRM, la logistica ed un utilizzo oculato dei marketplace. Tuttavia, gli investimenti a breve termine riguarderanno soprattutto le soluzioni di pagamento, poi segue la logistica;
Parlando di investimenti sui social network, oltre il 50% si concentrano su Facebook (sigh), Instagram, Whatsapp Business e Youtube. Importante anche TikTok (sarei curiosa di vedere qualche esempio di comunicazione nel B2B, qualcuno ha esempi da mandarmi?). Gli investimenti saranno per lo più stabili o in aumento nel 2024;
Il 77% delle aziende intervistate vende all’estero, per lo più in Francia, Germania, Spagna, UK e USA;
Infine, welcome to the 80s:
Il 6% delle aziende ha indicato “fax” come modalità di contatto con i clienti preferita (!)
Per il 19% delle aziende intervistate, il metodo di pagamento che va per la maggiore è il bonifico (!)
E per questa strana edizione “sciolta” è tutto, noi ci rileggiamo a settembre!
Buone vacanze! E se vuoi scrivermi ti leggo sempre.
Ciao Jacopo, grazie per le osservazioni!
1) già, penso che la pigrizia sia un po’ la croce della vita moderna, almeno da quando ci hanno messo davanti a un pc o - ancor peggio - in mano un iPhone. Chi pensa si distingue, sempre.
2) molto d’accordo, dal punto di vista ecologico questo modo di vivere non è sicuramente sostenibile. Cosa ci spinge a dover per forza avere un nuovo outfit ogni volta che usciamo? La bomba andrebbe disinnescata da lì...
3) indubbiamente sul nostro territorio ci sono delle eccellenze, ma ritenersi sempre “eccellenza che non ha bisogno di” rischia poi di farti restare fermo/a al palo mentre il mondo va avanti... un peccato. Noi italiani pensiamo che il marketing non ci serva, che il nostro prodotto si venda da solo, ma non è (quasi mai) così. E da questa mentalità viene... il fax! :)
Considerazioni davvero interessanti!
1) l'IA come tutto ciò che la tecnologia rappresenta, dovrebbe facilitare il lavoro dell'uomo non sostituirsi ad esso. La pigrizia del fare, ed oggi anche del pensare, ci porterà all'estinzione, in questo senso mi viene sempre da pensare agli esseri umani in WALL-E come monito :)
2) Il tema dei resi nel mondo della moda è interessante e, parer mio, poco discusso. Soprattutto dal punto di vista etico e sociale, trovo disturbante pensare che se a un essere umano dai la possibilità di fare una cosa, la faccia...senza porsi dubbi, domande o perplessità. Non credo servano studi per capire che un prodotto reso è un prodotto che probabilmente farà fatica ad essere ricollocato e che altrettanto probabilmente finirà per essere buttato via. Possiamo davvero permetterci di sprecare risorse e inquinare? Secondo me oltre che un problema commerciale sta cosa è pure un problema sociale e di educazione..
3) Pensa che all'evento organizzato a Venezia in cui abbiamo presentato la ricerca sul b2b c'è stato il classico intervento del "noi in Italia siamo industria manifatturiera con alto livello di precisione e personalizzazione, non vendiamo mica le cinesate come su amazon ma complessi impianti industriali", giusto per sottolineare che a noi Italiani non serve l'eCommerce b2b. Peccato che tutto il mondo la pensi diversamente da quel "noi" :D
4) W IL FAX!